Questi oggetti di prestigio si trovano nelle profondità della terra e la loro estrazione, oltre ad essere difficoltosa, é localizzata solamente in alcune zone del pianeta.
Il lavoro di miliardi di anni delle forze naturali é riuscito a dar vita a questi splendori.Tutti i diamanti sono rari, ma quelli destinati alla gioielleria, lo sono ancora di più. Solamente una piccola parte raggiunge dimensioni che superano il carato.

Ecco come distinguerli e valorizzarli:
Sin dall’antichità il diamante é stato usato per realizzare splendidi gioielli.
Col passare del tempo, per motivi commerciali é divenuto indispensabile classificarne le sue caratteristiche principali. Nascono così le “ 4 C ”, dalle iniziali delle parole inglesi Carat (peso), Colour (colore), Clarity (limpidezza) e Cut (taglio).
PESO - carat
Il peso dei diamanti come quello delle altre gemme, si esprime in carati. La parola carato ha origine dall’antichità quando si usavano i semi di carrubo, dal peso sorprendentemente regolare, per pesare le gemme. Attualmente il carato é un’ unità di misura decimale che corrisponde a 1/5 di grammo, suddiviso in 100 punti.
LIMPIDEZZA - clarity
Indica la quantità di inclusioni (piccoli cristalli di vari materiali, fratture o linee di struttura) presenti nella gemma. Il loro numero, dimensione, colore e posizione, visibili con una lente a 10x da una persona esperta, determina il grado di purezza del diamante. Queste inclusioni rendono la gemma unica come un impronta digitale ma la loro presenza rende il diamante meno pregiato.
TAGLIO - cut
É l’ unica caratteristica direttamente influenzata dall’uomo il quale, sfruttandone le caratteristiche ottiche di questa gemma, sfaccettando il cristallo grezzo, ricava il massimo della brillantezza usando angoli e proporzioni adeguate. Il taglio più diffuso é quello a “brillante” rotondo con 57 faccette, ma può avere svariate forme di diverse fantasie.